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Messina, Comune e Medihospes festeggiano i 20 anni del SAI con una tavola rotonda sull’integrazione dei migranti

In occasione del ventennale del Sistema Accoglienza Integrazione (SAI), il Comune di Messina e la cooperativa sociale Medihospes hanno organizzato un convegno sul tema dell’integrazione di rifugiati e richiedenti asilo. All’evento  “Accoglienza ed integrazione a Messina: esperienze, lezioni e prospettive future” sono intervenuti alcuni dei principali “attori” che, a vario titolo, e con diverse competenze, operano all’interno del settore dell’accoglienza.

A portare i saluti del sindaco, Federico Basile, l’assessora alle Politiche Sociali Alessandra Calafiore che ha evidenziato «la necessità di promuovere occasioni di confronto su un tema così delicato come quello di cui oggi stiamo discutendo, soprattutto nel momento storico che affrontiamo. E’ nostra intenzione – ha continuato la Calafiore – portare avanti i percorsi che sono stati avviati già nel precedente mandato ed promuovere nuove attività progettuali; una delle quali, dal titolo “A me importa”, che vede il coinvolgimento di diversi soggetti, tra cui anche la cooperativa Medihospes, verrà presentata proprio nelle prossime settimane. Sono anche particolarmente orgogliosa del progetto “Condividi Salute” realizzato da Medihospes e Santa Maria della Strada e concluso nel dicembre 2021. Lo spirito con cui il Comune affronta il fenomeno migratorio non è legato solo alla prima accoglienza, ma anche e soprattutto alla successiva integrazione degli stranieri sul territorio».

Il primo tavolo di lavoro, coordinato da Elena De Pasquale, giornalista e operatrice legale dei progetti Sai, è stato aperto dall’intervento di Virginia Costa, “storica” responsabile del SAI (Sistema di Accoglienza Integrazione), che ha delineato l’evoluzione del sistema: «All’inizio degli anni 2000 – ha sottolineato la Costa -, ci si è resi conto che il numero di stranieri che giungevano sul territorio italiano in modo irregolare, al di fuori delle quote previste dai vari decreti flussi, era diventato abbastanza significativo e ci si è quindi resi conto della necessità di prevedere un’accoglienza anche per coloro che giungevano in Italia perché in fuga da guerre o da generali situazioni di pericolo e che, proprio per questo, manifestavano la volontà di richiedere asilo». Nel 2000, viene quindi stipulato un protocollo di intesa tra l’Associazione nazionale dei comuni italiani (ANCI), l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR [1]) e il Ministero dell’interno, che danno vita al Programma nazionale asilo (PNA), il cui obiettivo era quello di crerare, con la collaborazione dei Comuni, dei progetti in cui inserire i richiedenti asilo favorendone percorsi di integrazione. La legge n.189/2002 ha successivamente istituzionalizzato queste misure di accoglienza organizzata, prevedendo la costituzione del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR, ora SAI). «Oggi – ha evidenziato la responsabile del SAI – siamo giunti a ben 39 mila posti all’interno del sistema, segno evidente che è aumentata la consapevolezza e la sensibilità rispetto al tema, e la sfida che dobbiamo porci è quella di riuscire a fare sempre di più per migliorare le azioni da mettere in campo e far si che l’immigrazione venga realmente considerata un valore aggiunto».

A “raccontare” la quotidianità vissuta all’interno dei SAI, i coordinatori dei progetti che la cooperativa Medihospes gestisce nella città di Messina, Niky Bonaffini coordinatrice del SAI DS/DM, per un totale di 71 posti, riservato all’accoglienza di beneficiari in condizioni di disagio sanitario e/o disagio mentale, e il dott. Giuseppe Silvestro, coordinatore del progetto SAI Msna, rivolto all’accoglienza dei Minori stranieri non accompagnati (47 posti totali).

«Nel progetto DS/DM – ha affermato Bonaffini -, considerata l’estrema fragilità e vulnerabilità dei beneficiari accolti, nella maggior parte dei casi donne vittime di tratta o affette da particolari patologie, è fondamentale la collaborazione con la rete territoriale al fine dei affrontare la multiproblematicità dei casi che di volta in volta vengono inseriti all’interno delle nostre strutture». Altrettanto impegnativa l’attività svolta nei SAI Minori, dove un ruolo fondamentale viene ricoperto dagli educatori, presenti H 24: «In tutte e quattro le nostre strutture “Casa Tourè”, “Casa Michelle”, “Casa Aylan”, “Casa Airone”, il nostro principale obiettivo – ha spiegato il coordinatore Giuseppe Silvestro, pedagogista della Medihospes – è quello di poter preparare i ragazzi alla vita che li aspetterà fuori, fornendo loro tutti quegli strumenti e quelle conoscenze che gli permetteranno un giorno di essere veramente autonomi e pronti ad una nuova vita».

Nella gestione complessiva del sistema d’accoglienza, un ruolo centrale, nonché ruolo di coordinamento, è quello svolto dalla Prefettura di Messina, oggi rappresentata dalla Vice Prefetta Vicaria, Patrizia Adorno e di Giusy Paratore, referente per l’Area Immigrazione ed accoglienza: «Sebbene alla Prefettura spetti il ruolo di gestione dei centri di prima accoglienza, la collaborazione con gli enti del terzo settore che operano sul territorio, nonché con il Servizio Centrale, costituisce un punto di forza proprio per attenzionare specifiche situazioni di vulnerabilità che necessitino di una più consona collocazione nel sistema di seconda accoglienza».

A chiudere il primo ciclo di interventi, è stato infine Andrea Sgrò, Vice Questore Aggiunto e Dirigente dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Messina, a detta del quale «non è possibile parlare di accoglienza senza parlare di integrazione, perché è proprio lì dove non vengono portate avanti politiche di integrazione, che rischia di mancare la sicurezza venendosi così a determinare potenziali situazioni di pericolo».

Ad aprire i lavori nella seconda parte della mattinata Giuseppe Totino, referente dei progetti SAI per il Comune di Messina: «Il ruolo che ricopro – ha affermato -, pur essendo un ruolo soprattutto tecnico, poiché ho appunto il compito di interfacciarmi, per conto del Comune, con la cooperativa che gestisce la struttura e con il Servizio Centrale, mi porta spesso a confrontarmi con i beneficiari dei progetti e non sempre è facile riuscire a non farsi coinvolgere personalmente nelle situazioni che ci si trova ad affrontare».

Autonomia e integrazione, i principali obiettivi che il SAI si pone di raggiungere, si concretizzano attraverso l’inserimento socio lavorativo dei beneficiari, ed è proprio per questo che la cooperativa Medihospes ha attivato un “Ufficio Orientamento” , di cui è responsabile la dott.ssa Maria Andaloro, che nel corso degli ultimi anni, grazie alla relazioni avviate con diversi operatori economici della città, ha consentito l’avvio di numerosi tirocini lavorativi, successivi contratti lavorativi o attività di formazione: «Con il passare del tempo – ha spiegato la dott.ssa Andaloro -, siamo riusciti a creare una rete con diverse aziende, che ci hanno dato fiducia e a cui abbiamo dato fiducia, che stanno dando importanti opportunità ai “nostri” ragazzi, ai quali rivolgo un particolare ringraziamento perché non siamo solo noi ad aver insegnato qualcosa a loro, ma sono loro, ogni giorno, ad insegnare qualcosa a noi». A conferma di ciò, l’intervento conclusivo è stato quello di Kande Moussa, giovane ventunenne originario del Senegal, oggi perfettamente autonomo ed integrato sul territorio messinese.